Censorship, Evoluzione, Media, World Wide Web

Il Web rappresenta l’ultima fonte di verità: ecco una prova

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Un interessante articolo pubblicato qualche giorno fa sul New York Times fornisce una prova dell’asservimento dei media al potere. Un articolo che potrebbe e dovrebbe sconvolgere coloro che sono ormai assuefatti alle fonti di informazione ufficiale come giornali, emittenti radiofoniche, reti televisive e telegiornali. Un’ulteriore prova che è in grado di spiegare l’affannoso accanimento dei governi e delle multinazionali contro la libertà di espressione e di informazione del Web che resta ormai l’unica fonte di accesso alla verità.

 

La censura delle notizie

La prima importante notizia fornita dal reporter Jeremy W. Peters nell’articolo intitolato “Latest Word on the Trail? I Take it Back”, notizia proveniente quindi dall’interno dell’ambiente giornalistico, è che tutte le maggiori compagnie e agenzie di informazione consentono a burocrati e funzionari governativi di censurare gli articoli e le citazioni prima della pubblicazione. L’articolo di Peters è focalizzato sull’attuale campagna presidenziale statunitense e denuncia la pratica ormai assodata che le compagnie di informazione hanno scelto di adottare, cioè quella di sottoporre articoli e citazioni di qualunque soggetto coinvolto nella campagna presidenziale all’approvazione dei cosiddetti gatekeeper (letteralmente: “guardiano della soglia“, portinaio) appartenenti alle apparentemente opposte fazioni. Con l’obiettivo dichiarato di mantenere le rispettive campagne in tema ed evitare a tutti i costi che possibili gaffe raggiungano il grande pubblico.

Purtroppo questo meccanismo di revisione e approvazione non viene attuato solo in occasione delle campagne elettorali ma è diventato di uso comune in tutta Washington. In poche parole, se in un articolo troviamo una citazione di qualche esponente del governo federale è ragionevole dare per scontato che questa abbia passato il vaglio di un gatekeeper e sia stata approvata.

 

L’informazione libera ed indipendente è ormai estinta

Quanto ci viene propinato dai media non è altro che una forma altamente filtrata di propaganda a dimostrazione che gli organi di informazione libera ed indipendente sono ormai definitivamente estinti, ammesso che siano mai esistiti. La gente si allontana sempre più dalle fonti di informazione ufficiale perché vuole conoscere la verità e sempre più persone realizzano che questa non può provenire dai media.

Peters scrive:

Le citazioni ritornano corrette, spogliate da metafore colorite, linguaggio informale e tutto ciò che possa essere anche vagamente provocatorio. Esse vengono inviate via e-mail dal quartier generale di Obama a Chicago ai giornalisti che hanno intervistato funzionari della campagna elettorale sottoponendosi ad una condizione: l’ufficio stampa ha potere di veto su quali affermazioni possano essere citate e attribuite nominativamente. Così molti giornalisti che cercano disperatamente di raccogliere il pensiero dei grandi strateghi del presidente, sebbene a malincuore, accettano”.

E il verdetto è spesso negativo, lasciando così ampio spazio a qualsiasi smentita.

Secondo l’articolo, virtualmente tutte le maggiori compagnie di informazione hanno accettato di sottoporre i propri articoli all’approvazione. Peters afferma che

è difficile trovare una compagnia che non abbia accettato questa pratica, sebbene con riluttanza. Società di informazione come Bloomberg, The Washington Post, Vanity Fair, Reuters e il New York Times stesso hanno tutte acconsentito ad effettuare interviste secondo questa prassi”.

Una prassi disgustosa e in assoluto contrasto con l’etica e i principi che qualsiasi organo di informazione dovrebbe rispettare. Ancora più disgustosa se si considera che la gravità non sta nella coercizione operata dagli organi governativi verso i media, bensì la sottomissione volontaria della stampa alla manipolazione, alla censura e alla gestione del potere, come peraltro confermato da un veterano come Joseph Farah.

 

L’informazione ufficiale è gestita da un’oligarchia

Tutto ciò è aggravato dal fatto che il controllo sulle compagnie di informazione è sempre più concentrato in poche mani: mentre nei primi anni ’80 l’informazione statunitense era controllata da almeno 50 compagnie, oggi abbiamo solo sei grosse compagnie monolitiche che dominano e decidono praticamente tutto ciò che guardiamo, ascoltiamo e leggiamo. Sei compagnie che posseggono reti televisive, case editrici, studi cinematografici, giornali, emittenti radiofoniche, etichette discografiche e società produttrici di videogame, quindi con un potere di controllo praticamente illimitato. I sei giganti in questione sono: Time Warner, Walt Disney, Viacom, News Corporation, CBS Corporation e NBC Universal.

Una lunga lista delle rispettive società di informazione da essi controllate è consultabile nell’altrettanto interessante articolo “The New York Times admits that virtually every major news organization allows the news to be censored by government officials” pubblicato sul sito The American Dream, del quale consiglio di leggere anche i numerosi commenti.

Un cittadino americano guarda in media oltre 150 ore di televisione al mese, circa cinque ore al giorno. Secondo una recente indagine di Altroconsumo, gli italiani ne guardano ancora di più, oltre cinque ore con ben oltre il 35% degli intervistati che si piazza davanti allo schermo per oltre sei ore al giorno. Inoltre diverse ricerche[1] documentano che i bambini italiani passano davanti alla televisione da un minimo di due ore fino ad oltre tre ore al giorno. Alla luce di questi dati è possibile immaginare di quale potere di programmazione dispongono questi colossi dell’informazione e di come questo possa essere utilizzato per influenzare le persone e indirizzarne le scelte in numerosissimi ambiti.

In questo senso, anche l’informazione sul Web si sta lentamente ma inesorabilmente concentrando e grandi compagnie come Facebook, Google, Yahoo! e Microsoft controllano sempre più quello che vediamo, ascoltiamo e leggiamo ogni giorno, attuando diverse forme di manipolazione e censura, sia sui contenuti che sui risultati di ricerca, perlopiù impercettibili alle masse. Per il momento si salvano solo alcune isolate fonti di libera informazione e di controinformazione che sono però costantemente assediate dai ripetuti tentativi dei governi di introdurre disegni di legge e accordi commerciali aventi lo scopo di legittimare interventi di censura, limitazione e chiusura delle fonti di informazione non allineate. Ne sono un esempio i vari SOPA, PIPA, CISPA, ACTA, CETA e IPAA, nonché l’italianissima proposta di legge “Bavaglio al Web” del deputato Giovanni Fava.

 

L’allineamento e il controllo delle news

Giunti a questo punto è possibile rendersi conto di quanto potenti siano i colossi dell’informazione e perché la versione ufficiale delle notizie sia sempre così maledettamente allineata indipendentemente dal canale televisivo che guardiamo, dall’emittente radio che ascoltiamo o dal giornale che leggiamo. A fronte di notizie eclatanti o di interesse generale, ad esempio attentati, omicidi, stragi, ma anche manovre finanziarie, disegni di legge e dati economici, pur consultando diverse fonti è arduo riscontrare differenze apprezzabili nell’esposizione dei fatti. Non solo, perché non appena successo il fatto, tutte le fonti pubblicano immediatamente e all’unisono la stessa versione preconfezionata senza tradire il minimo dubbio o qualsivoglia necessità di approfondimento, spesso utilizzando fotografie, filmati e dati falsi e allestiti ad arte.

Quindi è lecito chiedersi: chi controlla le big six, ovvero le più grandi compagnie di informazione? Probabilmente molti di voi non saranno sorpresi nell’apprendere che i consigli di amministrazione di queste compagnie hanno un elevatissimo livello di sovrapposizione con i consigli di amministrazione delle grandi banche, delle compagnie petrolifere, delle grandi industrie farmaceutiche e sanitarie, di grosse compagnie di investimento e di grandi industrie nel settore della tecnologia. Un elenco che illustra le interconnessioni fra i consigli di amministrazione può essere consultato nell’articolo “Interlocking Directorates” su FAIR: coloro che ritengono questa fonte troppo direttamente coinvolta facciano una propria ricerca personale e troveranno le medesime informazioni.

Ecco perché il sistema di potere non viene mai sottoposto a critiche e alle versioni ufficiali non seguono mai verifiche o reali approfondimenti giornalistici volti a comprovarne la veridicità: gli organi di informazione fanno parte del sistema e i messaggi che veicolano sono esattamente quelli che il sistema vuole inculcare nella testa della gente. Tutto ciò che ci viene propinato quotidianamente dagli organi di informazione e di intrattenimento è altamente censurato, allestito, confezionato e controllato. Chiunque possa ancora credere che le grandi fonti di informazione siano indipendenti e non nascondano un programma occulto è purtroppo condannato ad essere deluso.

 

La libera informazione sul Web va salvaguardata

Fino a prova contraria, quindi, il Web resta l’unica e ultima fonte di libera informazione tuttora in grado di fornire notizie reali e veritiere, anche se la difficoltà di scovarle aumenta di giorno in giorno a causa delle diverse azioni di disinformazione di gatekeeper e debunker. Sul Web, infatti, trovano ancora spazio notizie di prima mano, non filtrate, spesso pubblicate da diretti interessati e testimoni oculari, ecco perché la libera informazione sul Web deve essere protetta ad ogni costo e qualsiasi tentativo di limitazione va duramente osteggiato. Qualora anche quest’ultima finestra sulla verità cadesse sotto il controllo del potere, l’umanità intera potrebbe accedere alla sola versione ufficiale dei fatti, decisa e confezionata a tavolino, di certo non nell’interesse della gente comune.

Infine, un piccolo suggerimento per agevolare la vostra personale ricerca della verità: se una notizia in contrasto con la versione ufficiale passa a lungo sotto silenzio, probabilmente è solo un’illazione o una teoria, ma se prima o poi entrano in azione gatekeeper e debunker con l’intenzione di smontare, ridicolizzare e offendere l’autore, allora quella notizia contiene sicuramente una buona dose di verità. Maggiore la veemenza degli attacchi, maggiore il livello di veridicità della notizia. In ogni caso, la ricerca della verità è un impegno gravoso e sfiancante che richiede una ferrea volontà e che, al giorno d’oggi, può essere svolto solamente grazie al Web.

 

Ettore Guarnaccia

 

[1]

Fonti delle ricerche citate:

 


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