Censorship, World Wide Web

Nuovi fronti nella guerra in difesa della libertà di espressione sul Web

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Ai già numerosi tentativi di minare la libertà di espressione sul Web si sono aggiunte due consultazioni pubbliche della Commissione Europea,  i contenuti delle quali, sebbene camuffati ad arte, tradiscono però intenzioni analoghe a quelle del temibile trattato ACTA e del disegno di legge statunitense SOPA, a conferma del disegno occulto dell’industria multimediale recentemente scoperto. Nel frattempo si profila all’orizzonte un nuovo trattato internazionale in tema di pirateria e proprietà intellettuale.

 

Le consultazioni pubbliche

Nelle normative che l’Unione Europea vorrebbe redigere in forma collaborativa in tema di copyright sembra esserci un preciso disegno. Una prima consultazione sul diritto commerciale, definita Iniziativa per un’Internet aperta e pulita,  illustra le procedure di Notice-and-Action (N&A) da adottare nei confronti di service e hosting provider, citando espressamente social network, piattaforme di e-commerce e servizi che ospitano siti web. Le procedure si compiono quando il provider agisce contro il materiale illegale rimuovendolo o negandone l’accesso. La consultazione sarebbe già scaduta ma, a causa di problemi tecnici sperimentati dagli utenti nella consultazione online, la scadenza è stata prorogata a martedì 11 settembre 2012.

Il quadro si completa con una seconda consultazione, denominata Codice per un effettivo volontariato aperto (PDF), nella quale è previsto il superamento degli attuali ostacoli normativi e legislativi sulla responsabilità penale dei service provider per mezzo dell’autoregolamentazione volontaria, creando una rete d’eccellenza multisettoriale e interstatale con apposite norme e best practice. Questa consultazione si concluderà il 30 settembre 2012.

 

Un’ulteriore conferma sulle strategie occulte delle lobby

Un nuovo sotterfugio che collima con le strategie occulte dell’industria multimediale portate all’attenzione dell’opinione pubblica grazie al rilascio involontario di rapporti riservati di IFPI e RIAA. Tali strategie consistono nell’ottenimento del filtraggio preventivo dei contenuti illegali da parte degli ISP e dei servizi di file hosting e, qualora ciò non fosse possibile, nell’introduzione di un sistema efficiente di notifica e chiusura degli accessi Internet e degli account di hosting appartenenti agli utenti colpevoli di pirateria. In aggiunta, IFPI e RIAA vogliono ottenere la chiusura completa dei servizi che veicolano contenuti illegali, come avvenuto nel caso di Megaupload.

Il disegno complessivo prevede un’interpretazione allargata sia del Digital Millennium Copyright Act (DMCA) statunitense che della Copyright Directive (EUCD) dell’UE, che consenta la completa responsabilizzazione dei service provider in forma preventiva, rapida e, soprattutto, extragiudiziale, a totale discrezione del richiedente che, nella maggior parte dei casi, sarà rappresentato dagli organi di controllo dell’industria multimediale e delle varie lobby del settore. Un principio, altrimenti definito di notice-and-takedown, che si tentò di inserire in fase di discussione e approvazione delle precedenti direttive ma che fu espressamente rigettato.

Sembra evidente l’intento di ricorrere a procedure extragiudiziali e ed accordi interstatali per introdurre ed adottare finalmente l’anelato principio, aggirando leggi e direttive comunitarie e nazionali. In definitiva, le lobby spingono affinché la Commissione Europea incoraggi trattati e autoregolamentazioni su base volontaria fra gli stati per ottenere uno scopo altrimenti non raggiungibile in virtù della legislazione e dei trattati esistenti. Un ulteriore pericolo è rappresentato dalla deliberata vaghezza delle norme proposte nelle consultazioni che lascia spazio ad azioni e pratiche che, qualora fossero state proposte sotto forma di leggi e direttive, sarebbero state sicuramente giudicate inaccettabili.

Sebbene ACTA sia stato bocciato a larga maggioranza dal Parlamento Europeo, è previsto che la Corte di Giustizia Europea si pronunci sulla compatibilità del famigerato trattato con il vigente diritto europeo: qualora venisse dichiarata l’incompatibilità del trattato, anche questi subdoli tentativi di aggiramento della legge potrebbero subire un impedimento ma, sebbene l’esito positivo venga largamente dato per scontato, ritengo che sia ancora troppo presto per dire l’ultima parola.

 

Un nuovo trattato all’orizzonte: TPBO

Nel frattempo, un nuovo fronte sta per aprirsi in questa guerra per la difesa della libertà di espressione e della privacy sul Web, su iniziativa della World Intellectual Property Organization (WIPO), un’organizzazione mondiale, già autrice del WIPO Copyright Treaty (WCT), fondata negli anni ’60 con la missione di promuovere l’innovazione e la creatività per lo sviluppo economico, sociale e culturale di tutti i paesi, attraverso un sistema di proprietà intellettuale internazionale bilanciato ed efficace.

L’iniziativa assume la forma di un nuovo regolamento internazionale, denominato Treaty on the Protection of Broadcasting Organizations (TPBO), che prevede la concessione ad editori ed operatori della comunicazione radiofonica, televisiva e online di ben 50 anni di diritti d’autore incondizionati su qualsiasi contenuto diffuso attraverso i propri canali. In definitiva, non verrebbero tutelati solo i contenuti originali già protetti da copyright ma anche tutti quelli trasmessi su emittenti televisive e radiofoniche o pubblicati su giornali, riviste e siti web. Il TPBO potrebbe quindi introdurre una pericolosissima estensione del concetto di pirateria, poiché il diritto d’autore verrebbe violato anche solo condividendo semplicemente un qualsiasi contenuto, come siamo da tempo abituati a fare su social network, forum e blog.

Sebbene il TPBO sia ancora in preparazione e debba essere presentato entro il 2014, l’Electronic Frontier Foundation (EFF) ne ha già denunciato pubblicamente i contenuti, gli obiettivi e le possibili gravi ripercussioni sulla libertà della rete, definendo il trattato come un ennesimo tentativo di incrementare ulteriormente il racket delle lobby multimediali.

 

Il Web è l’ultima frontiera della libertà di informazione

Come ho più volte ripetuto, il Web resta l’ultima frontiera della libertà di informazione, l’ultima fonte di verità a disposizione dell’umanità, l’ultima possibilità di giungere al risveglio globale. La libertà della rete deve essere difesa ad ogni costo, salvaguardando la possibilità di condivisione e di accesso sia dei contenuti di produzione indipendente che della libera informazione così terribilmente invisa al potere. L’indiscutibilmente giusta e legittima salvaguardia del diritto d’autore e della proprietà intellettuale non può e non deve essere conseguita attraverso la censura dell’informazione indipendente e l’abbattimento delle libertà civili, bensì adottando sistemi opportunamente studiati per riconoscere diritti e compensi ai reali proprietari delle opere, ovvero gli autori stessi, di certo non alle fameliche, spietate e criminali lobby dell’industria multimediale.

 

Ettore Guarnaccia

 


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1 Commento

  1. Piero

    La soluzione è di utilizzare il TOR (The Onion Router) per impedire il tracciamento delle comunicazioni via internet.
    Piero

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