L’avvento della tecnologia Keshe nel panorama mondiale, sebbene sia avvenuto nel più totale silenzio degli organi di informazione ufficiale, ha decisamente creato molta animazione sul web e suscitato interesse, curiosità, entusiasmo e partecipazione. D’altronde era inevitabile, visti i mirabolanti risultati promessi, i concetti scientifici espressi e le enormi potenzialità che questa tecnologia lascia trasparire.
Col passare del tempo, però, alcune ombre si sono fatte strada nei soggetti meno abnegati rispetto al coinvolgimento emotivo che questa tecnologia tende a suscitare. L’esito sostanzialmente insoddisfacente delle tre conferenze tenute da Mehran Tavakoli Keshe in Italia a metà dicembre (a Montichiari il 15, Abano Terme il 16 e Bologna il 17) sembra aver tradito le ampie aspettative dei molti ingegneri e tecnici intervenuti per toccare con mano la tecnologia e rimasti inevitabilmente delusi. Anche l’annullamento della dimostrazione a livello mondiale prevista per il 14 dicembre e il successivo annuncio del ritardo di almeno 60 giorni per la consegna dei primi generatori ad uso domestico hanno contribuito ad attenuare sensibilmente l’entusiasmo e a generare maggiore diffidenza sul tema.
Eppure c’è chi si è spinto oltre fino ad approfondire e studiare in dettaglio i contenuti dei presunti brevetti della Keshe Foundation, sforzandosi di mettere ordine fra le diverse nozioni tecniche e scientifiche in essi confusamente illustrate. Fra questi c’è chi ritiene che ci sia veramente una sostanza dietro le tante esternazioni dell’ingegnere iraniano e che sia realmente possibile implementare la tecnologia, tanto che si affacciano già i primi tentativi di realizzazione di reattori Keshe in corso di sviluppo sulla base dei dati forniti dalla fondazione belga.
Italians do it better!
Fra coloro che hanno deciso di seguire il sentiero fino in fondo, un team tutto italiano di fisici, ingegneri e tecnici specializzati è stato il primo a disegnare e produrre un prototipo di reattore Keshe basandosi su quanto è stato finora compreso dai brevetti e dal forum ufficiale della fondazione. Il team ha aperto un sito web nel quale illustrare di volta in volta le sperimentazioni, alcune teorie di chimica e fisica atomica a corredo, interessanti risorse in italiano sulla tecnologia Keshe e l’esposizione di una serie di filosofie, che ai più potranno risultare del tutto nuove, in ambito economico ma anche in campo sociale e spirituale. Quindi, in bocca al lupo a questi ragazzi con l’augurio di ottenere presto i risultati sperati.
Pur avendo abbracciato la tecnologia Keshe, però, anche i componenti del team italiano non hanno potuto fare a meno di notare una serie di stranezze, ad esempio lo scriteriato assemblaggio degli esperimenti nei documenti di brevetto, il rifiuto di Keshe di comunicare precisi dettagli, oltre a risposte equivoche e una strana linea comportamentale. Infatti è impossibile non percepire che c’è qualcosa che non quadra del tutto nel personaggio, che alterna esternazioni dal contenuto apparentemente elevato e spirituale a indicazioni tecniche e scientifiche piuttosto ostiche da comprendere e non del tutto accettate negli ambienti scientifici che si sono finora espressi sul tema.
Eppure il filo logico appare coerente e lineare, in varie parti congruente con le grandi leggi che regolerebbero l’universo e, anche se non si è scienziati o fisici, l’interazione fra campi magnetici e gravitazionali risulta sufficientemente comprensibile e condivisibile. Pur non avendo ancora potuto assistere ad alcuna dimostrazione o applicazione pratica, una garanzia sull’efficacia della tecnologia Keshe in campo medico è fornita dalle testimonianze filmate di persone che sono state guarite da malattie (Parkinson, SLA e SM) invalidanti e incurabili per la medicina ufficiale, testimonianze che un regista esperto come Massimo Mazzucco reputa genuine e reali.
La coscienza creatrice e il messaggio nascosto
Come ho già illustrato nel precedente articolo “Keshe: l’ultimatum ai governi e la creazione universale”, la tecnologia Keshe consentirebbe di ricreare le condizioni necessarie per generare la vita ma, stando alle esternazioni dell’ingegnere, la tecnologia da sola non è sufficiente: lo sperimentatore, infatti, deve mettere in atto la creatività attraverso la propria coscienza e ciò che viene creato assumerebbe un rapporto quasi filiale col creatore stesso. Senza l’interazione con la coscienza del creatore, avverte però Keshe, il sistema non funziona: questo è senza dubbio un messaggio fondamentale e di estrema importanza, che molti entusiasti, letteralmente abbagliati dai possibili risvolti tecnologici, hanno quasi del tutto ignorato, concentrandosi pressoché esclusivamente sugli aspetti tecnici.
Lo stesso Keshe, sollecitato con domande tecniche sul sistema MAGRAVS, ha risposto che la pressione applicata agli elementi nel generatore non è importante, così come non lo sarebbero particolari accorgimenti come i campi magnetici rotanti, smentendo in parte determinati assiomi che in un primo momento apparivano imprescindibili. Sembrerebbe quasi che il sistema MAGRAVS sia effettivamente dipendente dall’intento cosciente del creatore, mentre gli altri aspetti assumerebbero una rilevanza secondaria. Che sia un modo appositamente studiato per farci arrivare per gradi alla conclusione che la creazione e la manipolazione della materia possono avvenire soprattutto attraverso la coscienza creatrice dell’uomo? E se ciò fosse valido anche per la creazione e l’evoluzione della vita? E se, in tutto questo, la tecnologia non fosse poi così determinante?
Il messaggio nascosto sarebbe di quelli sconcertanti, sebbene provenga da un personaggio alquanto controverso e ben lontano dallo stereotipo del maestro spirituale che elargisce grandi insegnamenti senza chiedere contropartite, con grande umiltà e nel più assoluto distacco dagli elementi materialistici dell’esistenza. Poco importa, perché non è il maestro che va seguito, ma il messaggio e anche dalle persone più terrene e ambigue è possibile trarre un insegnamento divino, basta avere i sensi sufficientemente allenati per percepirlo e il cuore ben disposto ad accoglierlo e metterlo in pratica.
L’uomo creatore e la gabbia del materialismo
L’uomo è già creatore, lo è sempre stato, poiché di fatto è il vero artefice della propria realtà, disegnata e generata inconsciamente secondo i propri intenti, desideri, sentimenti e principi. Le grandi leggi universali, come il libero arbitrio, l’amore, il karma, causa ed effetto, cambiamento e trasmutazione o l’unità, provano inequivocabilmente che il futuro non è mai scritto a priori, ma dipende fortemente dalle scelte, dai desideri e dalle intenzioni dell’essere umano.
Oggi abbondiamo di scienza e di tecnologia, di grande sviluppo e di mirabolanti scoperte, ma siamo terribilmente arretrati in tema di vita e spiritualità. Siamo talmente focalizzati sugli aspetti materiali da aver completamente dimenticato che materia e spirito sono uniti e coesistono, sebbene su piani differenti. Rincorriamo l’evoluzione scientifica e tecnologica, ma tralasciamo l’evoluzione interiore e spirituale, ampliando sempre più questo squilibrio che finisce per ostacolare la nostra evoluzione come esseri umani.
L’uomo, nella sua ricerca della felicità, fallisce tutti i suoi tentativi perché ricerca la felicità nell’ambito materiale, pensando che essa derivi dall’essere giovani e belli, dall’avere successo, soldi e possedimenti, e perché viene puntualmente tradito dalla materialità, restando sostanzialmente infelice e spendendo la propria vita nel cercare inutilmente la felicità all’esterno, senza coltivare la bellezza interiore e il successo spirituale.
Questo avviene per un motivo molto semplice: la scienza e la tecnologia sono elementi esterni e sono in grado di dare un qualche conforto, purtroppo solo effimero e temporaneo, senza intaccare l’individuo, mentre per accedere alle stupefacenti meraviglie del mondo spirituale è indispensabile che l’uomo si metta in discussione, che cerchi dentro di sé le risposte alle domande esistenziali (chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo?), che lavori sui propri errori e si profonda in un enorme sforzo per evolversi interiormente. Non basta un upgrade o un cambio di release, come siamo abituati a fare con i nostri gadget elettronici, è indispensabile aprirsi ed accettare nuove percezioni, nuove frequenze, nuove vibrazioni e, per arrivare a questo, bisogna che qualcosa abdichi definitivamente dentro di noi.
La posta in gioco è nettamente più grande, meravigliosa e gratificante di quanto possa offrire la materialità nella quale siamo ingabbiati, basti pensare che ciò che l’attuale essere umano è in grado di vedere, toccare, percepire e misurare sembra sia pari al solo 4% della realtà che ci circonda. Eppure la società abbonda di scettici che credono ciecamente in scienziati, ingegneri e medici per i quali ciò che non è comprovabile e misurabile non esiste, che ignorano le molteplici prove di cui dispongono e che non hanno un briciolo di umiltà per ammettere di non essere in grado di vedere e misurare oltre il visibile e il fisicamente tangibile.
Ecco perché l’essere umano, che si crede così scientificamente avanzato e tecnologicamente evoluto, in realtà è in fondo alla scala universale di intelligenza ed è lontano anni luce dalle altre civiltà dell’universo. Solo quando egli capirà che può vivere benissimo, se non infinitamente meglio, senza alcun bisogno di fisicità e di materia, allora avrà accesso ad una nuova dimensione evolutiva che oggi non riesce minimamente a vedere né a percepire, in quanto ancora strettamente dipendente dal proprio corpo materiale. Una dimensione fondata su leggi differenti, come l’unità, l’altruismo, la fratellanza, la comunità e, soprattutto, l’amore.
Migliorare sé stessi per diventare veri creatori del nostro futuro
L’essere umano che quotidianamente offende, discrimina, giudica, litiga e combatte, nei fatti ma soprattutto con il pensiero e le intenzioni, sia come individuo che come gruppo, nazione o civiltà, non può neanche lontanamente aspirare ad un’evoluzione interiore spirituale, né può minimamente ambire al ruolo di creatore della vita. L’uomo deve ripartire da sé stesso, mettersi in discussione, abbandonare l’ego, le convinzioni canoniche e i dogmi che gli sono stati impartiti fin dalla nascita da una società profondamente materialistica e imparare a convivere pacificamente dapprima con sé stesso, poi con chi ha intorno, quindi con la comunità, la società e, infine, con l’intero pianeta. Solo quando avrà scelto di intraprendere questo fondamentale passo meriterà di poter aspirare a dimensioni più elevate.
Da sempre l’anima umana ha un potere enorme sulla materia e sugli eventi, solo che l’uomo ne ha perso coscienza, abbracciando sempre più il materialismo a scapito della spiritualità. Il mondo spirituale, l’anima e quella parte preponderante di realtà che non riusciamo a percepire sono nettamente più straordinari della realtà materiale che ci ospita attualmente, tanto che le meraviglie fisiche della scienza e della tecnologia al confronto possono solo far sorridere. Eppure noi continuiamo stupidamente a limitare la nostra esistenza legandola indissolubilmente alla materia!
Possono la tecnologia e la scienza rende l’individuo migliore? Oppure possono solo contribuire a supportare ed agevolarne le azioni, siano essere benevole o malevole, addirittura amplificandone gli effetti senza però cambiarne la natura? In una società che è quasi totalmente priva delle fondamentali basi etiche per definirsi evoluta e non autodistruggersi, come possono la scienza e la tecnologia, da sole, portare un giovamento degno di tale nome?
Prima abbandoneremo le vecchie convinzioni sul materialismo, meglio sarà per l’intera società. Questo è il momento della scelta: possiamo decidere di lasciarci ingabbiare nel mondo dell’avere, dominato dalla scienza, dalla tecnologia, dalla materia e dai soldi, oppure decidere di evadere da questa prigione senza sbarre e di iniziare finalmente ad essere, come individui veramente liberi e meritevoli di appartenere alla comunità universale. Dovremo imparare a rifuggire la falsità e a rinnegare sentimenti negativi come la rabbia e la paura, imparando a trasformarli in sentimenti di unione, perdono e amore, magari sforzandoci di guardare il mondo con gli occhi del prossimo.
Siamo già esseri umani creatori e non ci serve alcuna tecnologia per diventarlo, ma ora come non mai servono un salto evolutivo interiore e un vero e proprio cambio di coscienza che ci consenta di riappropriarci del potere, che abbiamo nel tempo perduto, di disegnare e di costruire il nostro futuro, fino a sommare le singole coscienze in una coscienza collettiva sufficientemente evoluta, pronta per disegnare ed attuare un nuovo mondo secondo i principi di pace, amore e libertà.
Abbiamo bisogno di una scelta di pace, non di una pace forzata
In una recentissima intervista, Mehran Tavakoli Keshe ha annunciato un evento che si terrà in Medio Oriente (Teheran o Palestina) lunedì 21 gennaio 2013 e al quale dovrebbero prendere parte i leader mondiali. L’evento dovrebbe essere una sorta di iniziativa di pace universale come conseguenza del ravvedimento delle grandi potenze mondiali come Stati Uniti, Russia e Cina che, a suo dire, avrebbero finalmente compreso come la tecnologia Keshe renderà di fatto obsolete ed inutili le armi da guerra sulle quali si è investito finora. Keshe afferma che la pace nel mondo giungerà attraverso l’effetto deterrente della parificazione degli armamenti fra le nazioni e, di conseguenza, la guerra diverrà un concetto obsoleto.
Strano, visto che pochi giorni fa il presidente Barack Obama ha approvato un budget di ben 633 miliardi di dollari di spesa militare USA per il 2013 (dieci volte la spesa prevista per Cina, Russia, Regno Unito e Francia), dei quali circa un terzo andranno per l’acquisto e la modernizzazione dei sistemi di guerra più sofisticati, aerei con e senza pilota, navi e sottomarini d’attacco, satelliti e missili a medio e lungo raggio. Spese militari in aumento anche per la NATO, fra i cui membri europei quello che spende di più in armamenti è addirittura la Grecia, nonostante sia travolta da una crisi senza precedenti e ormai in piena guerra civile.
Il ragionamento di Keshe appare quindi alquanto discutibile e, se analizzato con la dovuta razionalità, non sembra poter fornire alcuna garanzia di pace. Nessuno può negare che non sono le armi ad originare contese e guerre, ma la mente dell’uomo intrisa di sentimenti negativi come l’odio, l’invidia, l’intolleranza, la discriminazione e l’avidità. Le armi hanno goduto di uno sviluppo scientifico e tecnologico fino a raggiungere un potenziale distruttivo devastante proprio in conseguenza della proliferazione di questi sentimenti nell’umanità.
Davvero si può pensare che rendendo inefficaci le armi, l’uomo impari a trasformare questi sentimenti negativi in sentimenti di amore, tolleranza e fratellanza, intraprendendo finalmente un percorso di evoluzione interiore? Oppure è più ragionevole pensare che una castrazione bellica possa solo frustrare l’inattuabilità dei propri propositi delittuosi e malvagi? Un omicidio di massa può essere perpetrato anche senza ricorrere alle armi.
Non dimentichiamo che oggi la stragrande maggioranza della popolazione mondiale lotta ogni maledetto giorno contro la fame, la sete e le malattie per sopravvivere e non sa se vedrà il giorno successivo, mentre in occidente moltissimi individui vengono privati della dignità, soggiogati ed uccisi senza strumenti bellici, semplicemente facendo ricorso ad armi di tipo finanziario, economico e sociale che generano afflizione, umiliazione e depressione, spingendo imprenditori e lavoratori al suicidio o intere famiglie nella disperazione senza sparare un solo colpo.
Come può l’eventuale avvento della tecnologia Keshe dare una risposta valida a questi problemi? Come potrà cambiare l’animo umano? Se oggi avessimo la possibilità di applicare questa mirabolante tecnologia in campo alimentare, idrico, energetico, spaziale e nei trasporti, diventeremmo uomini migliori? I vostri nonni o i vostri genitori hanno già assistito ad un’analoga e progressiva evoluzione scientifica e tecnologica che negli ultimi cinquant’anni ha letteralmente cambiato la nostra vita proprio negli stessi campi: chiedete loro se, nel frattempo, l’umanità è diventata migliore.
La pace non può essere originata forzatamente dall’avvento di una tecnologia per quanto questa sia straordinaria e potente. La vera pace, quella basata su sentimenti di amore, altruismo, rispetto e tolleranza, deve nascere esclusivamente dentro ognuno di noi. Guardate i bambini: giocano fra di loro senza nemmeno notare differenze di razza o di fisionomia, litigano ma un attimo dopo tornano ad essere amici per la pelle, sanno condividere, essere altruisti e incredibilmente sensibili, si cercano, si abbracciano senza remore e si aiutano senza chiedere nulla in cambio. Invece di rovinare queste loro splendide attitudini insegnando loro sentimenti di odio ed intolleranza, dovremmo noi imparare umilmente a guardare il mondo e il prossimo con i loro stessi occhi.
Concludo con le splendide parole di Janusz Korczak, libero pensatore, medico, poeta, scrittore ed educatore polacco, morto nel campo di sterminio di Treblinka nel 1942 insieme a tutti i suoi bambini della Casa degli Orfani di Varsavia da lui fondata e diretta per trent’anni:
Dite: è faticoso frequentare i bambini. Avete ragione.
Poi aggiungete: perché bisogna mettersi al loro livello, abbassarsi, inclinarsi, curvarsi, farsi piccoli.
Ora avete torto. Non è questo che più stanca.
È piuttosto il fatto di essere obbligati a innalzarsi fino all’altezza dei loro sentimenti.
Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi.
Per non ferirli.
Ettore Guarnaccia
Ti stai riallacciando a quell’Errore che ho denunciato a mia volta in sede a dir poco ieratica: la presunzione di Entità di poter creare la vita.
Da quanto leggo, Keshe è più in errore di quanto supponessi, e a quel che appare non lo sa e non se ne accorge il che, se da un lato è ancora più rischioso, dall’altro finirà con l’isolarlo dalla realtà.
Si direbbe che stia oltrepassando i propri limiti, senza neppure averne a fuoco i confini.
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“Keshe afferma che la pace nel mondo giungerà attraverso l’effetto deterrente della parificazione degli armamenti”
Ho dispiegato questo tema quanto basta, credo, nella pagina http://bit.ly/kfult, da non dover aggiungere nulla; ma la tua menzione rende utile rammentarlo, poiché denuncia unitamente al tuo e da altra angolazione, un’assoluta instabilità concettuale.
Va considerato che anche quando tale suo presupposto incontrasse un plauso nel presente, stanti le mentalità e strategie governative correnti, ciò non metterebbe al riparo nessuno per sempre ed anzi poggerebbe su di un terreno minato, proprio per l’impreparazione della cultura attuale ai termini di evoluzione e di realtà dello spirito e la sua propensione a strumentalizzare ogni cosa.
Getterebbe in pratica le sue fondamenta in una mentalità speculativa e comunque egoista per elezione …
Quanto alle vere cagioni di un conflitto mondiale, le cui mozioni intrinseche sono tutt’ora pendenti, ecco qua un’altra testimonianza che le descrive senza mezzi termini, scavalcando ogni considerazione generica, di tipo etico o morale o retorico: http://bit.ly/lafdum
Guardando dritto negli occhi a certa realtà, tutto diviene chiaro ed acquista dimensione propria.
Le altre – scusami il tono drastico, che sorge dall’argomento stesso e non è rivolto al tuo mirabile articolo – al confronto sono solo divagazioni, per quanto giuste e condivisibili.
Ci stiamo sintonizzando niente male.
A presto