I tanti messaggi che girano sui social network con richieste di favore, dichiarazioni d’intento o notizie inverosimili nascondono tecniche, strategie ed obiettivi ben precisi e da non sottovalutare, se non vogliamo ridurci allo stato di cavie da laboratorio.
Ho sentito diverse persone affermare che “su Facebook si trova di tutto!”. Vero, anzi verissimo! E non solo per quanto riguarda il più popolare dei social network, perché qualsiasi piattaforma sociale è ormai un mezzo di diffusione indiscriminata di qualsivoglia concetto, contenuto o notizia. Non è possibile agire alla fonte, poiché le funzionalità di condivisione e pubblicazione sono concesse, senza filtro o criterio di restrizione, a chiunque sia iscritto: ecco perché diventa fondamentale l’uso della ragione. Discernimento, senso critico, collegamento, verifica delle fonti e dei contenuti, sono tutti elementi essenziali per poter sopravvivere all’uso dei social network senza abboccare ad informazioni, notizie, pratiche e suggerimenti che bacheche, diari e timeline vomitano di continuo.
Uno dei casi più degni di nota è quello che riguarda le bufale sulla modifica della privacy di Facebook e sui fantasiosi favori richiesti ai propri contatti con la (vana) speranza di salvaguardare la propria privacy, oppure quelle altrettanto bizzarre dichiarazioni di limitazione o divieto. Poiché sono abbastanza stanco di ritrovare a più riprese questi insulsi messaggi nella mia timeline o sul profilo di parenti ed amici, ho deciso di prendere il toro per le corna e scrivere qualcosa in merito, pur conscio che una semplice ricerca sul web o la doverosa consultazione delle impostazioni del proprio account o del Centro di Assistenza di Facebook potrebbero portare al medesimo risultato.
A tutti i miei contatti chiedo un favore…
Uno dei messaggi più gettonati su Facebook è il seguente:
“A tutti i miei contatti, chiedo un favore: con i cambiamenti FB ora si leggono informazioni anche su persone che non hai tra tuoi contatti. Solo perché un contatto dei nostri mette un commento o mette un “mi piace” amici di amici lo vedono. Non voglio che le persone che non sono tra i miei contatti possano leggere e vedere tutti i miei commenti ed i miei post. Ma non posso cambiarlo da solo, perché facebook è configurato in questo modo. Così per favore chiedo di mettere il mouse sul mio nome (senza cliccare), dovrebbe apparire una finestra, metti il mouse sopra “Amici” (senza cliccare), poi cliccate su “impostazioni” e appare una lista. Clicca su “commenti e mi piace” e rimuovere la crocetta, così ciò che scrivo e posto rimane tra i miei amici e la mia famiglia e non diventa di pubblico dominio. Molte grazie! Incolla questo messaggio alla tua parete affinché i tuoi contatti facciano lo stesso, se siete interessati nella vostra privacy!”
Questo è un altro messaggio che è possibile incrociare:
“Chiedo un favore a coloro che stanno nella lista dei miei contatti di facebook. FB ha cambiato ancora una volta la sua configurazione della privacy! A causa della nuova “graphic app” qualunque persona in FB può vedere le tue foto, i tuoi “mi piace”, i tuoi commenti. Terrò questo messaggio sulla mia bacheca per due settimane e, per favore, una volta fatto ciò che ti chiedo qui di seguito, commenta …“FATTO”. Quelli di voi che non facciano diventare privata la mia informazione nei confronti degli altri saranno cancellati dalla lista dei miei amici. Voglio tenere privati i miei rapporti con te. Voglio pubblicare foto di familiari e amici senza che gli estranei vi abbiano accesso; questo succede quando i miei amici cliccano “mi piace” o aggiungono commenti: automaticamente i loro amici possono vedere anche i nostri messaggi. Purtroppo non possiamo cambiare noi stessi questa configurazione perché FB l’ha configurata così. Ma tu lo puoi fare! Dunque: colloca il puntatore del mouse sul mio nome, senza cliccare; apparirà una finestra. Ora muovi il mouse su “Amici”, sempre senza cliccare, poi clicca su “impostazioni” e apparirà una lista. Togli la spunta a “avvenimenti importanti” e “commenti a mi piace”. In questo modo, la mia attività tra me e i miei amici e familiari non diventerà pubblica. Infine copia e incolla questa nota sulla tua bacheca (copia-incolla, non condividere). Quando lo vedrò pubblicato sulla tua bacheca, farò la stessa operazione nei confronti del tuo profilo.”
Ovviamente, le cose non stanno affatto come citato in questi messaggi, poiché Facebook offre la possibilità di definire svariate impostazioni della propria privacy direttamente nel proprio account, e le relative funzionalità sono da tempo consolidate. Basterebbe un pizzico di buon senso: com’è possibile pensare che la nostra privacy dipenda dalle impostazioni dell’account di terze parti? La visibilità dei contenuti, dei post e dei “mi piace”, infatti, dipende principalmente dalla configurazione adottata sul proprio account e alle scelte che facciamo di volta in volta all’atto di postare o condividere contenuti.
Con una doverosa premessa: ancora prima dell’impostazione dell’account di Facebook, la nostra privacy individuale dipende dalla nostra testa e dalle nostre scelte, più o meno ponderate. Se non vogliamo che terzi sappiano o vedano qualcosa che ci riguarda, la prima fondamentale regola è quella di non pubblicarlo su Internet, men che meno su una piattaforma sociale dove la diffusione di informazioni e contenuti multimediali viaggia ormai alla velocità della luce! Non dimentichiamo mai che i social media sono nati per questo: la pubblicazione, la condivisione e la diffusione sono il loro core business, perciò tutta la loro infrastruttura tecnologica ed applicativa è volta a rendere sempre più efficienti queste funzionalità.
Dichiaro quanto segue…
Infine ecco una tipologia differente di messaggi che ogni tanto è possibile incrociare su Facebook, quelli delle sontuose dichiarazioni tipo:
“Dichiaro quanto segue: Qualsiasi persona o ente o agente o agenzia di qualsiasi governo, struttura governativa o privata, utilizzando o il monitoraggio di questo sito o qualsiasi dei suoi siti associati, non ha il mio permesso di utilizzare informazioni sul mio profilo, o qualsiasi parte del suo contenuto compaia nel presente, compreso ma non limitato alle mie foto, o commenti sulle mie foto o qualsiasi altra «immagine» pubblicata nel mio profilo o diario. Sono informato che a tali strutture è strettamente proibito divulgare, copiare, distribuire, diffondere o raccogliere informazioni o intraprendere qualsiasi altra azione riguardante o contro di me tramite questo profilo e il contenuto dello stesso. Divieti precedenti si applicano anche ai dipendenti, stagisti, agenti o qualsiasi personale sotto la direzione o il controllo di dette entità. Il contenuto di questo profilo è privato e le informazioni in esso contenute sono riservate al circolo di persone alle quali esso è destinato. La violazione della mia privacy è punita dalla legge. UCC – 1 – 308 – 1-103. Facebook è ora un’entità quotata in borsa. Tutti sono incoraggiati a pubblicare un bando come questo, o se preferite, è possibile copiare e incollare questa versione. Non pubblicare tale dichiarazione almeno una volta, indirettamente permette l’uso di oggetti quali immagini e informazioni nei vostri aggiornamenti di stato pubblici.”
Una dichiarazione altisonante, che inneggia alla tutela dei diritti individuali di riservatezza, d’immagine e di segretezza, e che cita addirittura un preciso testo di legge! Peccato che quest’ultimo sia l’Uniform Commercial Code (UCC) degli Stati Uniti d’America, un testo che regolamenta le vendite e le transazioni commerciali sul suolo americano, non applicabile al contesto legislativo italiano. Peccato anche che, dal punto di vista giuridico, non limitatamente all’Italia, una tale dichiarazione non abbia alcuna valenza. Senza contare che, scegliendo di iscriversi a Facebook, si è scelto di accettarne integralmente e incondizionatamente le relative norme d’uso. Eppure questo messaggio sembra aver catturato l’attenzione e sollecitato la condivisione di molti utenti, probabilmente toccati da concetti come “agente”, “agenzia”, “struttura governativa”, “utilizzare informazioni”, “monitoraggio”, “contro di me”, ecc.
Anche in questo caso, basterebbe fermarsi un attimo a riflettere, rispolverando un po’ di senso critico e facendo qualche ricerca sul web.
Gli shock sociali
Messaggi come quelli citati continuano a girare su diverse piattaforme e le relative bufale vengono alimentate dalla sconsideratezza e dall’ingenuità di moltissimi utenti. La bufala sul Ministero degli Interni che avrebbe ottenuto l’accesso ai profili Facebook, oppure i messaggi che girano tuttora su Whatsapp in merito alla paventata attivazione di un canone mensile o di un costo unitario per messaggio, oppure ancora le false lotterie con le quali è possibile vincere prodotti Apple gratuiti, sono tutti messaggi che in poco tempo diventano virali e fanno il giro del mondo. Perché?
Sebbene questi messaggi, ad un’attenta rilettura, possano sembrare inconsistenti e sconclusionati, essi hanno invece un obiettivo ben preciso: creare appositi e predeterminati shock sociali presso l’utenza dei social network al fine di studiarne ed analizzarne le reazioni. Una tecnica che appartiene al più vasto ambito d’analisi degli shock sociali originati da comunicazioni di massa, un insieme di tecniche sviluppate e perfezionate a partire dai primi decenni del ventesimo secolo, di pari passo con la nascita e lo sviluppo delle moderne tecnologie di comunicazione (giornali, televisione, cellulari, Internet, Web 2.0), per raccogliere ed elaborare informazioni su trend e reazioni del pubblico, della massa, al fine di elaborarle. I risultati di queste analisi, successivamente, consentono di definire ed allestire nuovi eventi e comunicazioni in grado di indurre precise reazioni nel pubblico, di formare convincimenti e forme di pensiero, di generare scelte ed azioni funzionali ad obiettivi ben definiti.
Non è una novità, infatti, che il grande pubblico sia trattato alla stregua di semplici cavie da laboratorio per saggiarne le reazioni, imparare come indurre quelle volute, quindi confezionarle ad arte e proporle alle masse per ottenere precisi risultati. Qualcuno ricorderà la bufala sulla direttiva del presidente francese Hollande con la quale avrebbe azzerato le auto blu in Francia, oppure quella sulla volontà del Governo Monti di tassare il possesso di animali domestici, oppure ancora quelle più datate sulle profezie Maya e sul Millennium Bug. Esse non nascono a caso, ma sono come segnali, scosse, stimoli ben precisi che vengono inviati al pubblico (le cavie, appunto) per studiarne il comportamento, analizzarne le reazioni e imparare come addomesticarlo, addestrarlo, plasmarne la logica e indurlo a comportamenti più consoni ed allineati alla volontà e al beneficio di governi e multinazionali. Queste sono vere e proprie strategie per distrarre il pubblico, deviarne il pensiero, indurlo a conclusioni ed azioni predeterminate, persuaderlo ad accettare leggi, direttive e soluzioni che, in realtà, ne ridurranno la libertà individuale e la partecipazione sociale.
Il Web 2.0 ha potenziato ed amplificato notevolmente queste tecniche, tanto che oggi è possibile essere inconsapevolmente manipolati, silentemente monitorati nelle nostre decisioni e convinzioni, opportunamente condizionati nelle scelte sociali e politiche, attraverso l’adozione di messaggi strategicamente compilati e confezionati in modo da suscitare sentimenti come paura, frustrazione, risentimento, intolleranza, odio, fobie, ingiustificato sollievo, sdegno, ecc. Ciò funziona perché molte persone hanno da tempo rinunciato a sviluppare il proprio senso critico, hanno lasciato che la propria mente venisse sopraffatta da slogan, proclami e dogmi di ogni sorta, hanno abbandonato la propria crescita culturale e spirituale a favore della distrazione, della futilità e della superficialità.
Non v’è alcun dubbio che siamo tutti potenzialmente cavie, ma molti di noi sono entrati nella gabbia da soli, volontariamente, e per questi individui uscirne sarà veramente arduo. Finché continueremo a vedere messaggi-bufala passare, diffondersi e moltiplicarsi nei social network, vorrà dire che la strada da percorrere verso il risveglio globale è ancora molto lunga.
Ettore Guarnaccia
Per maggiori informazioni su come impostare la privacy su Facebook consiglio di consultare questo articolo: Privacy massima sul profilo Facebook
da certi social network conviene solo cancellarsi
molto meglio twitter o al massimo Instagram, che però non mi piace più molto da quando è stato comprato da facebook e i profili sono stati resi accessibili e pubblici da computer, comunque facebook è ormai inutili e dannoso perfino in alcuni casi
fortunatamente sono sempre di più le persone che se ne accorgono
Nell’uso di qualsiasi strumento è fondamentale il buon senso. Anche il più piccolo utensile può diventare un eccellente strumento se usato con la testa e per il bene altrui. Poi è anche vero che ogni piattaforma attira gli utenti che merita… su Facebook un post sullo shopping o sul sesso riceve molti più commenti e “mi piace” di un contenuto serio di utilità sociale, forse perché l’utenza che attira è di livello molto più basso rispetto ad altre piattaforme. Twitter, ad esempio, richiede un po’ più di testa per consensare concetti in poche parole, ma anche lì la frivolezza e la futilità imperano. D’altronde, sono “Social” network, ovvero il riflesso della società reale.