Un temibile fenomeno planetario minaccia i bambini che guardano cartoni animati su YouTube: video apparentemente innocui ma dai contenuti inquietanti, traumatizzanti e devianti. Nell’immobilismo di piattaforme, produttori di contenuti e istituzioni, i genitori rappresentano oggi l’unica possibile difesa per sottrarre i loro figli ai potenziali terribili effetti di ElsaGate. Scopriamo come.
Secondo Paolo Ferri, autore del libro “I nuovi bambini. Come educare i figli all’uso della tecnologia, senza diffidenze e paure”, docente di teorie e tecniche dei nuovi media e coordinatore dell’Osservatorio Nuovi Media all’Università Bicocca di Milano, l’80% dei genitori ammette che i figli, già alla tenera età di tre anni, utilizzano lo smartphone e il tablet di mamma e papà per accedere a YouTube ed entrare nel magico mondo dei cartoni animati, dei giocattoli e delle canzoncine che la piattaforma offre ai più piccoli: Peppa Pig, Masha e Orso, Mini Cuccioli, Sam il Pompiere, I Tre Porcellini, le canzoni dello Zecchino D’Oro, oppure i filmati di scarto e dimostrazione di giocattoli (toy unboxing) girati dagli adulti per appassionare i bambini. Come in passato erano i genitori ad accendere la televisione per trasformarla in una babysitter che intrappolasse l’attenzione dei bambini e poter così passare qualche ora di tranquillità, oggi mamma e papà mettono in mano ai figli il tablet o il cellulare per farli giocare o per impegnarli con YouTube. Secondo l’indagine “Tecnologie digitali e bambini: un indagine sul loro utilizzo nei primi anni di vita” svolta nel 2016 dal Centro per la Salute del Bambino di Trieste con l’Associazione Culturale Pediatri, i genitori sono i principali mediatori del rapporto dei più piccoli con le tecnologie. Sono proprio loro, infatti, ad avvicinare i figli all’uso dei dispositivi e dei servizi digitali in età sempre più precoci.
Come vedremo, questo comporta dei rischi e dei potenziali effetti, in determinati casi di entità particolarmente grave.
L’errata percezione di YouTube nei genitori
YouTube ha raggiunto oggi quasi 2 miliardi di utenti attivi mensili ed è di fatto il secondo motore di ricerca al mondo in termini di contenuti e utilizzo. Nel tempo esso è diventato un grande contenitore di informazioni audio-video prodotte da milioni di utenti in tutto il mondo in diverse lingue. Basta digitare una qualsiasi parola chiave per ricercare video e, dopo un po’ di tempo di utilizzo, i sistemi di apprendimento automatico della piattaforma sono in grado di proporre automaticamente i contenuti più adatti alle preferenze dell’utente senza più alcuna necessità di doverli cercare. YouTube è veramente molto facile da usare, tanto che non serve leggere né scrivere, è sufficiente fare tap sull’icona del video prescelto e parte l’intrattenimento: perfetto per i bambini più piccoli. Google ne ha certamente intuito il potenziale in termini di fidelizzazione di utenti in prospettiva, di raccolta di informazioni preziose e, ovviamente, di business.
Uno dei problemi di YouTube è che fra i genitori prevale la percezione che sia più sicuro e controllabile rispetto, ad esempio, alla televisione, poiché consente di scegliere quali contenuti mostrare ai bambini e di allestire per loro un palinsesto personalizzato, verificato e libero da pericoli. Questa errata percezione, purtroppo, è la porta d’entrata per i più piccoli verso un mondo di minacce che il genitore medio nemmeno immagina ma che sono persistenti, diffuse, pericolose e terribilmente efficaci.
I rischi legati al fenomeno ElsaGate
È proprio qui che si configura il fenomeno ElsaGate, un neologismo riferito alla controversia legata alla proliferazione di contenuti su YouTube e YouTube Kids che, sebbene apparentemente child-friendly, offrono contenuti assolutamente inappropriati per i bambini. Video grotteschi, oscuri, manipolatori e devianti, difficili da riconoscere e prevenire, prodotti appositamente per i bambini ma pregni di violenza, situazioni a sfondo sessuale, ipersessualizzazione dei personaggi, pornografia, pedofilia, masturbazione, feticismo, uso di droghe, alcol, scatologia, coprofagia, furto, aborto, uso di armi e di siringhe, automutilazione, insetti e rettili spaventosi, induzione al suicidio e morte. Con l’aggiunta di sottofondi musicali particolarmente striduli, tormentanti e altrettanto traumatizzanti. I protagonisti sono spesso personaggi ben conosciuti del mondo dell’animazione infantile: Hulk, Superman, Batman, Topolino e Minnie, Tom & Jerry, Mr. Bean, Peppa Pig, Batman, Frozen e molti altri. Proprio la protagonista di Frozen, Elsa, ha dato nome al fenomeno poiché è stato uno dei primi e più diffusi personaggi utilizzati in questi video nelle situazioni più devianti, spesso rappresentata incinta, sessualmente molestata e oggetto di violenze. Per avere un’idea dei rischi e dei possibili effetti è sufficiente partire dalla visione dei video “Finger Family Song”, esistenti su YouTube fin dal 2007, in cui è palese la creazione di contenuti con personaggi familiari impegnati in situazioni violente, ipnotizzanti e traumatizzanti per i piccoli spettatori.
Un vero e proprio trionfo di dissonanza cognitiva somministrato ai più piccoli e indifesi, spesso con l’ignara complicità dei genitori.
Negli ultimi mesi alcuni esperti hanno cercato di mettere in guardia i genitori da questo pericoloso fenomeno. Tra questi vorrei segnalare il brillante intervento TED di James Bridles, scrittore e artista, dal titolo “The nightmare videos of children’s YouTube – and what’s wrong with the Internet today”, che è stato ripreso nei contenuti dallo psicologo Alessio Rocco Ranieri sul canale YouTube “Psicologia al tuo servizio”. Segnalo anche un video che illustra i contenuti dei dieci peggiori canali legati al fenomeno ElsaGate. Di seguito i tre filmati citati:
The nightmare videos of children’s YouTube – James Bridles
Come l’Elsa Gate sta manipolando le menti dei bambini – PATS
Elsagate – A Call to Action (Top Ten Worst #Elsagate Channels)
Gli effetti sui bambini? Traumi psicologici, paura del buio, paura di guardare i cartoni, altre forme di fobia, deviazioni del pensiero e molti altri effetti tutti da valutare.
Ma non è finita qui: oltre ai video traumatizzanti, ne vengono prodotti e pubblicati altrettanti che hanno tutte le caratteristiche delle droghe digitali, ovvero sono studiati apposta per catturare in maniera morbosa l’attenzione dei bambini. È il caso, ad esempio, dei video in cui le mani in primo piano di una persona reale scartano a ripetizione ovetti di cioccolata con sorpresa (Surprise Eggs) o giocattoli dalla loro confezione. Video studiati apposta per sfruttare tutte le caratteristiche tipiche della dipendenza tecnologica digitale, già usati con successo (e profitto) nei videogiochi come Fortnite, Overwatch, Clash of Clans, Clash Royale, Brawl Stars o League of Legends, così come nel gioco d’azzardo. Essi, infatti, producono nei bambini vere e proprie scariche di piacere intenso legate al rilascio di dopamina nel cervello, sfruttando sapientemente il meccanismo della ricompensa variabile e inaspettata, esattamente come nella gamblification, sempre più integrata nei videogiochi e alla base del gioco d’azzardo patologico. A ciò si aggiunge il terribile effetto ipnotico della reiterazione delle azioni, che amplifica il feedback dopaminergico nel cervello ancora impreparato dei piccoli e ignari utenti, agendo esattamente come le sostanze stupefacenti e le altre forme di dipendenza digitale.
La sollecitazione a opera della dopamina di specifiche aree del cervello in fase di sviluppo dei bambini, in particolare a 2-4 anni e 12-14 anni quando avviene la revisione (pruning) delle sinapsi, va a potenziare le sinapsi legate alla gratificazione effimera tipicamente generata dall’uso di sostanze stupefacenti e dalle forme di dipendenza digitale, predisponendo i soggetti a sviluppare forme di dipendenza patologica nell’età adulta. Ne parlo in maniera più approfondita nel mio libro “Generazione Z – Fotografia statistica e fenomenologica di una generazione ipertecnologica e iperconnessa”.

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Anche in questo caso gli effetti possono essere gravi, tanto che si osservano in tutto il mondo eccezionali reazioni di rabbia e disperazione nei bambini cui viene interrotta o impedita la visione di questi contenuti, con urla e scene isteriche, chiari indicatori di soggetti in preda alla dominanza e all’astinenza. La quasi sempre attiva funzionalità di autoplay dei contenuti di YouTube non aiuta di certo, anzi, proprio grazie a essa i bambini diventano spettatori passivi dei contenuti proposti secondo algoritmi automatici in sequenza continuativa, per ore e ore, spesso senza supervisione genitoriale, catturati dal binge watching che già affligge la precedente generazione dei millennials con le serie TV (dai contenuti altrettanto devianti, ma ne parlerò in separata sede). Con un ulteriore rischio: dopo un certo numero di video, il sistema di autoplay inizia a proporre contenuti particolarmente traumatizzanti, con personaggi spaventosi (immagini di Hitler, scheletri, teschi insanguinati, corpi ipersessualizzati, ecc.) e sottofondi cacofonici alquanto inquietanti.
Altro grave problema è costituito dalla globalizzazione dei contenuti stessi, poiché i video vengono prodotti senza parlato, aggirando così qualsiasi problema di comprensione della lingua, rendendoli compatibili con qualsiasi tipo di cultura nel mondo e fruibili dall’intera popolazione minorile planetaria.
Il quadro è alquanto inquietante e non va commesso l’errore di presumere che la probabilità che i nostri figli incappino in questi contenuti sia remota.
Moltissimi di questi video hanno decine di milioni di visualizzazioni e sono organizzati in canali YouTube con milioni di iscritti e addirittura miliardi di visualizzazioni complessive, a testimonianza di un fenomeno e di un rischio a livello planetario. Si stima che YouTube ospiti diversi milioni di contenuti di questo genere e ogni giorno nuovi contenuti vengono immessi nella piattaforma senza alcuna forma di contrasto. Google ha finora dimostrato un certo immobilismo nei confronti del fenomeno, limitandosi a promettere migliori algoritmi di moderazione dei contenuti caricati e il ricorso a moderatori umani per proteggere meglio la piattaforma YouTube Kids dedicata espressamente ai bambini.
Chi c’è dietro tutto questo?
Chi è che produce e pubblica questa enorme mole di contenuti devianti e traumatizzanti? Qualcuno potrebbe pensare che siano persone malintenzionate o perverse, oppure servizi di trollaggio online o sistemi basati sull’automazione e l’intelligenza artificiale. Di certo una componente di automazione entra in gioco, poiché la comunanza dei contenuti proposti, degli stili di rappresentazione, di caricamento dei video, di generazione dei titoli e delle descrizioni con specifiche parole chiave, nonché dei collegamenti fra i vari canali tematici è talmente spinta da rendere di fatto impossibile, per singole persone, produrre e gestire volumi così straordinariamente elevati.
Tuttavia, la chiara esistenza di una matrice unica indica che dietro c’è molto di più. A mio personale avviso si tratta di vere e proprie organizzazioni, ben strutturate e finanziate, che hanno selezionato i più efficaci meccanismi di cattura dell’attenzione e di induzione subdola di traumi psicologici, impacchettandoli in prodotti studiati per deviare le menti delle nuove generazioni. È evidente l’adozione di algoritmi di generazione dei contenuti per massimizzarne l’efficacia e la capacità di aggirare gli algoritmi di filtro e controllo utilizzati da Google, sfruttando al contempo con estrema efficienza i meccanismi di promozione e proposta automatica agli utenti. Organizzazioni che si autofinanziano attraverso i guadagni derivanti dalla pubblicità inserita nei contenuti e dai meccanismi di advertising di Google: miliardi di visualizzazioni significano milioni di introiti di guadagno facile sulla pelle dei bambini da reinvestire nella produzione di nuovi contenuti a ciclo continuo. Organizzazioni che utilizzano professionisti della grafica a basso costo (i canoni estetici indirizzati ai bambini sono molto bassi) e addirittura attori in carne e ossa (fra cui bambini e adolescenti) evidentemente forzati a recitare in situazioni bizzarre e grottesche, con una forte connotazione transumanista (pericolosissima ideologia che si sta sempre più diffondendo a livello globale come contrapposizione all’evoluzione spirituale e naturale dell’essere umano).
L’attention economy senza etica
Con la diffusione a livello globale dei social prima e degli smartphone poi, si è investito moltissimo sulla tecnologia senza fare altrettanto sugli aspetti etici che essa dovrebbe rispettare. Da qui si è sviluppata ed è in costante espansione quella che viene definita Attention Economy, l’economia dell’attenzione, il moderno sistema di business che punta a monetizzare l’attenzione degli utenti digitali, senza preoccuparsi minimamente dei possibili effetti che ciò sta generando e genererà sulle persone. Effetti che non sono ancora sufficientemente individuati e studiati, ma che sono già stati in parte descritti e spiegati dai creatori stessi dei meccanismi tecnologici che sono alla base della cattura dell’attenzione degli utenti: Justin Rosenstein (ex Facebook, creatore del “like”), Nir Eyal (consulente tecnologico di prodotti habit-forming per Silicon Valley), Tristan Harris (ex Google), Loren Brichter (ex Twitter, inventore del pull-to-refresh o swipe-down), Justin Santamaria e Chris Marcellino (inventori dei meccanismi di notifica e allarme in tempo reale lanciati da Apple), hanno tutti raccontato e denunciato la spasmodica ricerca delle case produttrici di meccanismi sempre nuovi per affiliare, assuefare e catturare gli utenti, generando di fatto tutte quelle forme di dipendenza diffusa e generalizzata che attanagliano la società odierna. Anche di questo parlo in maniera approfondita nel mio libro “Generazione Z”.
Nel caso del fenomeno ElsaGate, si tratta di utilizzare tutti i più subdoli e terribilmente efficaci meccanismi di cattura dell’attenzione e di generazione di dipendenza tecnologica per generare abusi psicologici sui bambini più piccoli, a partire da età molto basse (2-3 anni) in cui le difese cognitive sono pressoché inesistenti. Ciò non ha nulla a che vedere con il dibattito pubblico sui possibili effetti della violenza nei film o nei videogiochi sugli adolescenti, né di quelli della pornografia e dei contenuti traumatizzanti ed estremi su giovani menti impreparate, ancora poco studiati e per i quali peraltro sarebbe sufficiente adottare il classico buon senso.
Qui siamo di fronte a un sistema ben ingegnato e strutturato di abuso planetario che espone i bambini più piccoli e vulnerabili a contenuti devianti che possono trasformarli, un domani, in adulti disfunzionali, psicolabili, deviati, pervertiti e, nei casi più gravi, socialmente pericolosi.
Genitori, che fare?
È incredibile constatare sia che produttori come Disney, Marvel, Pixar, Warner Bros e Ferrero non abbiano intrapreso azioni legali ed efficaci contro l’uso non autorizzato dei marchi e della loro proprietà intellettuale, sia che Google stessa non abbia bloccato la monetizzazione dei video incriminati. In attesa che Google (già accusata di promuovere e monetizzare la sessualizzazione dei bambini) riconosca appieno la propria assoluta responsabilità di doversi occupare in maniera decisa ed efficace del fenomeno, o che le istituzioni governative mondiali ne prendano atto e inizino a fare pressione per l’introduzione di adeguati strumenti di controllo e protezione sulla piattaforma, l’unico baluardo al momento esistente è quello dei genitori. Non commettiamo l’errore di considerare i dispositivi digitali come un mezzo innocuo e senza controindicazioni per distrarre o intrattenere i nostri figli. Non lasciamoli mai da soli, soprattutto nell’età dell’infanzia e della preadolescenza, a interagire con tecnologie che possono nascondere oscure minacce e rischi dagli effetti devastanti. Riportiamo tempestivamente a YouTube i contenuti di questo genere utilizzando la funzionalità “Segnala video” e contrassegnando le voci più appropriate fra “abusi sui minori”, “contenuti violenti” e “contenuti di natura sessuale”.
YouTube è un’ottima fonte globale di informazioni se usata responsabilmente e con senso critico, ma, come tutte le tecnologie digitali, può nascondere insidie che ogni genitore dovrebbe conoscere e comprendere, per essere in grado di proteggere i propri figli e prevenire eventi particolarmente traumatici.
Il fenomeno non è limitato a YouTube, è globale.
Dietro lo scintillante luccichio dei dispositivi digitali si nasconde un’era ipertecnologica e iperconnessa particolarmente oscura, in cui le tante mirabolanti soluzioni tecnologiche, che abbiamo ideato e prodotto con l’obiettivo dichiarato di evolvere la condizione umana, vengono utilizzate contro tutti noi, in modo puntuale, sistematico e sempre più automatizzato, nel solo nome del business e del profitto, senza alcuna traccia di responsabilità e di etica.
Aggredendo direttamente i più piccoli e indifesi, ElsaGate ne è l’emblema.
Ettore Guarnaccia