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Generazione Z: solitudine e depressione cresciute con la diffusione degli smartphone

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L’intervento al TEDx di una famosa psicologa e ricercatrice americana conferma il sospetto che la diffusione di massa degli smartphone abbia realmente innescato un processo sociale di isolamento e depressione che affligge soprattutto la nuova Generazione Z. Ma esiste una soluzione.

Mi ha colpito l’intervento al TEDx di Jean M. Twenge, psicologa americana della San Diego State University e autrice di oltre 140 pubblicazioni scientifiche e 6 libri, che studia da anni le differenze generazionali in termini di valori, obiettivi di vita e velocità di sviluppo. Parliamo di 25 anni di studi su circa 11 milioni di soggetti.

iGen: The Smartphone Generation
Jean Twenge, TEDxLagunaBlancaSchool

La dott.ssa Twenge ha negli anni rilevato leggeri e progressivi cambiamenti fra le differenti generazioni, tuttavia ha cominciato a notarne di più rapidi a partire dal periodo 2010-2015. Proprio il periodo in cui è iniziata l’adolescenza dei primi membri della Generazione Z, i primi della storia a vivere l’intera adolescenza con gli smartphone, dispositivi che stanno producendo effetti a catena sulle loro vite.

Ebbene, stando alle rilevazioni statistiche effettuate, la nuova generazione appare composta da soggetti più tolleranti, ma meno ribelli, completamente impreparati alla vita adulta e, soprattutto, meno felici. Dai grafici si vede chiaramente come siano diminuiti sia l’inclinazione a uscire di casa senza i genitori (dal 2002-2010), sia gli incontri con gli amici (dal 2000 in poi). Più o meno a partire dal 2010, si sentono esclusi e soli, incapaci di fare qualcosa di giusto, inutili o incapaci di apprezzare la loro vita. Inoltre sono aumentati del 50% i casi di forte depressione (dal 2011-2015) ed è raddoppiato il tasso di suicidi nella fascia 12-14 anni dal 2007, con una prevalenza dei ragazzi sulle ragazze.

Che cosa è successo di così importante e decisivo fra il 2010 e il 2015?

Semplice: la crescente diffusione di massa degli smartphone e l’aumento del tempo trascorso online su Internet e sui social media.

PEW Research Center – Survey 2000-2016
Si può notare come l’adozione di massa degli smartphone e
l’uso dei social media abbiamo avuto un’esplosione dal 2010

I trend sono dimostrati ulteriormente dal tasso di crescita degli smartphone consegnati nel mondo e dal tempo speso quotidianamente online da dispositivi mobili (che è raddoppiato negli ultimi cinque anni).

Milioni di smartphone consegnati nel mondo
Grafico prodotto da statista.com
(dal 2018 in poi sono previsioni)
Hootsuite – We are social – Gennaio 2019
Tempo quotidiano speso online da smartphone

Nell’intervento della dott.ssa Twenge si nota chiaramente come la sovrapposizione dei trend relativi all’aumento dei casi di depressione con quelli di adozione degli smartphone e di aumento del tempo passato online confermi la relazione fra la rapida digitalizzazione e il crescente disagio sociale, soprattutto per i bambini e gli adolescenti della nuova generazione. Questi ultimi sono, infatti, due volte più predisposti all’infelicità, dimostrando anche un insufficiente qualità e durata del sonno e, in sempre più casi (+71%) almeno un fattore di rischio di tendenza al suicidio, ad esempio tristezza o assenza di speranza per un periodo di almeno due settimane. Nonostante siano alquanto preoccupanti, sono tutti aspetti rilevati e confermati da dati statistici su un elevato numero di soggetti, quindi sufficientemente affidabili a fornire una fotografia della realtà vissuta.

Gli effetti a lungo termine saranno misurabili e verificabili solo fra almeno 20 anni, ma diversi studi convergono nel considerare quella dei centennials (o nativi digitali) una generazione di individui ossessionati da sé stessi (selfie, video autoprodotti su YouTube, Musical.ly e Tik Tok, stories su Instagram, ecc.), afflitti da un latente senso di solitudine dovuto all’intermediazione dei dispositivi digitali (e quindi alla distanza fisica ed emotiva che questi generano), fondamentalmente depressi, dotati di scarsa capacità di attenzione e di pazienza (sono costantemente distratti dalle notifiche e sono abituati dal Web, dai social – e spesso dai genitori – ad avere tutto e subito). Per non parlare degli effetti fisici come l’aumento dell’incidenza della sedentarietà, della miopia o di disagi muscolo-scheletrici come il text neck.

Molto probabilmente questa è la generazione sulla quale viene posto il livello più basso di aspettative nella storia, ma sicuramente sarà quella che sconterà di più l’enorme divario fra gli ingenti investimenti nello sviluppo delle tecnologie digitali e gli insufficienti investimenti in cultura, consapevolezza, migliori prassi e sviluppo personale e spirituale. Solo il tempo ci dirà con quali effetti.

La soluzione proposta dalla dott.ssa Twenge? Non è necessario abbandonare lo smartphone e rinunciare a tutte le grandi cose che può fare, basta usarlo per una o due ore al giorno e poi uscire a vivere la nostra vita. Correre, nuotare, guardare un tramonto, dormire, incontrare un amico di persona, guardare l’espressione sul viso degli amici, ascoltare il tono della loro voce, abbracciarli. Bisogna fare in modo che lo smartphone sia uno strumento che usiamo, non uno strumento che usa noi.

Di questo e molto altro ho scritto nel mio libro “Generazione Z”:

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