Intervista realizzata da Gianluigi Bonanomi il 26 giugno 2019 per il podcast “Genitorialità e Tecnologia“: in questa puntata del podcast si è parlato dapprima del progetto “Generazione Z” che ha dato origine all’omonimo libro in cui tratto di numerosi aspetti fenomenologici e di rischio legati all’esperienza di bambini e adolescenti con i dispositivi digitali e i social media. A seguire si è affrontato il tema della dipendenza, in particolare della dipendenza tecnologica che sta alla base di tutte le altre forme di rischio.
Si è parlato di Internet Addiction Disorder (IAD), della natura fortemente attrattiva delle tecnologie digitali, della cosiddetta attention economy e del business che si cela dietro la forte attrazione che dispositivi, app e social esercitano sugli utenti, denunciato dagli stessi sviluppatori e investitori della Silicon Valley. Si è approfondito il tema della gratificazione effimera, legata ad aspetti virtuali e al meccanismo della ricompensa variabile, che sfrutta a sua volta il neurotrasmettitore che sta alla base di tutte le forme di dipendenza: la dopamina. Meccanismo abilmente sfruttato nel gioco d’azzardo e, sempre di più, nei videogiochi, in particolare dal fenomeno “Fortnite“, ad esempio attraverso le lootbox, i bauli usati da tanti giochi oggi sul mercato.
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L’attesa di sapere, l’anticipazione, il craving, sono tutti meccanismi comuni anche alla dipendenza da sostanze, cibo, fumo e alcol, in cui si genera un circolo vizioso da cui è difficile uscire. I genitori dovrebbero essere consapevoli di questi meccanismi, dovrebbero studiarli, anche attraverso la partecipazione a eventi di formazione e sensibilizzazione. Le contromisure consistono nel non ignorare segnali evidenti come la dominanza del pensiero nei bambini e negli adolescenti, l’astinenza quando viene privato dell’oggetto, reazioni rabbiose e violente quando viene precluso l’oggetto della dipendenza. Altro sintomo molto chiaro è il decadimento evidente della qualità della vita: sonno insufficiente e disturbato, alimentazione e igiene personale inadeguate, riduzione delle occasioni sociali (scuola, sport, svago, ecc.) a favore dell’esperienza digitale.
Cosa fare? Massima attenzione ai segnali, non sottovalutare forme di dipendenza anche tecnologica e i possibili effetti anche a lungo termine. Come genitori, adottare un approccio olistico, considerando anche il trauma emotivo che sta all’origine della dipendenza: legami affettivi insoddisfacenti, vuoti nella realizzazione personale, abusi e violenze nell’età dell’infanzia, un contesto familiare, sociale o lavorativo non soddisfacente, il senso di solitudine e di isolamento sociale. Come diretti interessati, non credere di avere la situazione sotto controllo, mettersi in discussione e aprirsi all’aiuto esterno. La dipendenza tecnologica è oggi quella più semplice da abbracciare perché tutti, a partire dai 7-8 anni d’età, hanno costantemente uno smartphone a portata di mano.

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