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La tragedia silenziosa: esibizionismo ed emulazione acritica [3/6]

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Il percorso di sensibilizzazione e consapevolezza prosegue con questo terzo articolo (dei 6 complessivi previsti) nel quale affronto il tema della ricerca di approvazione e riconoscimento online che affligge la società moderna, in particolare i più giovani, e che ha degli effetti determinanti sul comportamento delle persone. I rischi che ne derivano sono diversi, alcuni dei quali potenzialmente devastanti per l’immagine pubblica e l’incolumità fisica e psicologica.

Esibizionismo, emulazione acritica delle gesta altrui e provocazione sessuale sono tutti chiari segnali di una spasmodica ricerca di approvazione e riconoscimento che affligge intere generazioni, le ultime “Z” e “Alpha”, che dimostrano un’insicurezza di fondo e hanno enormi difficoltà nel costruire la propria identità. L’identità si inizia a costruire naturalmente durante la delicata fase dell’adolescenza, attraverso le esperienze con i propri pari, in base al livello di accoglimento, stima, gratificazione e riconoscimento all’interno dei diversi gruppi frequentati: scuola, ambienti sportivi e compagnie di amici. Tuttavia, dispositivi digitali, lockdown, distanziamento sociale e terrorismo appositamente indotto attraverso i mainstream media hanno distrutto le relazioni umane dirette, a favore di quelle digitalmente intermediate. Il risultato è che oggi si preferisce cercare approvazione e riconoscimento in migliaia di perfetti sconosciuti, invece di ricercarli nei propri affetti e nella cerchia di frequentazioni. Un problema che riguarda i più giovani, ma anche tanti giovani adulti e qualcuno che dovrebbe essere già “maturo”.

Questo desiderio di approvazione e riconoscimento si traduce, per il sesso femminile, in un’eccessiva esposizione del proprio corpo, spesso con chiari ammiccamenti sessuali, e, per il sesso maschile, in diverse forme di idiozia digitale, in alcuni casi con enormi rischi per l’incolumità fisica e l’immagine.

Oggi moltissime ragazzine si producono in svariate situazioni su YouTube, TikTok e Instagram, mettendo in piazza la loro vita privata anche in diretta live. I balletti alla base dei trend più emulati su TikTok e Instagram Reels sono chiaramente pensati per indurre le ragazze a mostrare il proprio corpo e provocare sessualmente, e queste non ci pensano due volte a prestarsi allo scopo. Molte pubblicano filmati in lingerie, bikini o abbigliamento sportivo attillato, spesso senza reggiseno, che lasciano molto poco all’immaginazione, raccogliendo follower di specifiche tipologie e commenti non sempre gratificanti. Su di esse si fiondano, come uccelli rapaci, specifiche aziende di abbigliamento senza scrupoli (fra le più attive: Shein, Zaful, Alphalete, Cider, Bershka, Lululemon, Gymshark, NVGTN e Victoria’s Secret), che offrono gratuitamente indumenti (bikini, lingerie, ecc.) a patto che la ragazzina produca ulteriori contenuti per sponsorizzare i prodotti al suo pubblico. Inevitabilmente, il numero dei follower esplode fino a raggiungere in poco tempo, grazie agli asettici algoritmi dei social, l’ordine delle decine di migliaia e anche oltre. Consiglio di fare una ricerca su YouTube con le parole “try on haul” per apprezzare il fenomeno.

La ragazzina di turno viene anche incentivata sia con la monetizzazione delle piattaforme stesse, sia con somme di denaro fornite dagli sponsor. Il fenomeno viene così ulteriormente alimentato, perché gli introiti monetari sono qualcosa di irresistibile per molte giovanissime, che si sentono così valorizzate ed emancipate. Una parte di queste non si accontenta e sceglie di alzare l’asticella, attraverso l’apertura di un canale su piattaforme come Telegram, Onlyfans, Fansly, Admire.me e Patreon, con la prospettiva di guadagnare migliaia di euro ogni settimana. Una tentazione troppo forte per non cadere in vere e proprie forme di prostituzione digitale. Un ulteriore passo è quello delle sex videochat in diretta, con gli spettatori che pagano per interagire mediante appositi dispositivi connessi a Internet e introdotti nei vari “orifizi”, che inviano impulsi di piacere tanto più intensi quanto è elevata la somma corrisposta.

I ragazzi, invece, tendono a dare sfogo alla loro creatività per ideare sfide (challenge) assurde, idiote, spesso pericolose, purtroppo talvolta mortali. Il recente caso degli youtuber che hanno provocato la morte del piccolo Manuel Proietti in un incidente stradale nel corso della sfida delle 50 ore in un’auto sportiva è emblematico (ne ho scritto qui), ma non è l’unico esempio. Si va da sfide demenziali ma relativamente innocue, come il planking, la cheese challenge, la egg crack challenge o la freeze challenge, a sfide molto pericolose come l’ingestione di sostanze, medicinali, prodotti chimici e oggetti, selfie su binari del treno o sul cornicione di un grattacielo, forme di roulette russa in mezzo al traffico, pratiche che provocano soffocamento o danni fisici molto gravi, e tante altre sfide che possono essere emulate e ripetute acriticamente da milioni di giovani in tutto il mondo.

Purtroppo, non c’è limite alla creatività di coloro che ideano e lanciano sui social queste sfide, e non c’è limite neanche all’idiozia di coloro che le replicano acriticamente senza pensare alle possibili conseguenze, talvolta anche a scapito dei propri affetti. L’immagine pubblica che ne deriva non è delle più edificanti, ed essere considerati degli idioti non aiuta di certo nella futura costruzione di una propria professionalità o nella ricerca di lavoro. Oggi pressoché tutti i recruiter controllano i profili social dei candidati ancora prima di valutarne la competenza e di convocarli per un colloquio: se l’immagine non è in linea con quella dell’azienda, è altamente improbabile che si venga selezionati, anche se si è in possesso di credenziali di altissimo livello.

La spinta fornita dal mondo dell’intrattenimento è decisiva nel favorire queste pratiche. I modelli femminili promossi da televisione, cinema, musica e social media sono spesso fortemente improntati all’esposizione di sé al limite della decenza, dando un pessimo esempio a milioni di giovanissime ragazze in preda alla smania di riconoscimento. Basta guardare come sono vestite le star del cinema alla serata degli Oscar o le cantanti ai Grammy Awards e confrontarle con l’abbigliamento delle pornostar per notare come quest’ultime siano paradossalmente vestite in maniera più sobria.

Un’altra importante spinta proviene dal consumo precoce di pornografia, che avviene nel momento stesso in cui diventano possessori di un proprio smartphone personale, ma spesso avviene anche prima grazie ai dispositivi di compagni e amici più grandi. La pornografia, in quanto gratuita e liberamente fruibile, costituisce un modello comportamentale e contribuisce a generare un’educazione sessuale deviata, che spinge a considerare il partner come un fornitore di prestazioni occasionali più che una persona con sentimenti ed emozioni, sempre con l’apparenza e l’aspetto fisico a fare da sfondo. I sempre più frequenti casi di stupro di massa fra giovanissimi sono un chiaro indicatore di questa predisposizione indotta. Inoltre, il consumo di pornografia fornisce anch’esso una forma di gratificazione artificiale, pertanto, nei soggetti più emotivamente e cerebralmente predisposti, può sfociare in una forma di dipendenza patologica.

Per non parlare del bassissimo livello culturale dei programmi dedicati proprio ai più giovani in televisione (basti pensare a Temptation Island, La Pupa e il Secchione, Il Contadino cerca Moglie, Uomini e Donne, L’Isola dei Famosi, Grande Fratello VIP e Ciao Darwin), nelle serie televisive e su social come Instagram Reels e TikTok. L’avvento della musica trap ha penalizzato sentimenti genuini e sani princìpi per magnificare esclusivamente fama, ricchezza, beni di lusso, aspetto fisico, sesso e uso di droghe come ideali da inseguire per essere veramente qualcuno. Basta leggere i testi dei seguitissimi Lazza, Sfera Ebbasta, Capo Plaza, Guè Pequeno e Anna Pepe per averne conferma. Il problema è che solo pochissimi giovani riescono a raggiungere fama e ricchezza, mentre tutti gli altri sono condannati a sentirsi profondamente inadeguati e irrealizzati, esponendosi ad ansia, depressione, stati emotivi fortemente negativi e disturbi psicologici di crescente entità, in alcuni casi fino a prendere in considerazione il suicidio come soluzione.

Tutti questi elementi contribuiscono a plasmare la forma mentis di moltissimi giovani delle due ultime generazioni e altri meno giovani, che palesano insicurezza, ricerca spasmodica di riconoscimento e una profonda immaturità. Questi fattori sono talmente diffusi nelle nuove generazioni da incidere anche su coloro che non ne sono affetti e che si sentono letteralmente dei pesci fuor d’acqua, quindi preda di un senso di solitudine e di isolamento. I segnali sono evidenti e inequivocabili e, anche se non se ne parla a sufficienza né a livello politico né sociale, gli effetti sono inesorabili e continuano a incidere con sempre maggiore forza sulla società digitale moderna.

Questi temi e molti altri sono illustrati e approfonditi nel mio secondo libro “La tragedia silenziosa” disponibile per l’acquisto sul mio negozio online o su Amazon in vari formati.

Continua…


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