Penultimo appuntamento di questa serie di sei articoli del percorso di sensibilizzazione e consapevolezza sugli effetti del digitale sulla società moderna. In questo articolo affronto il tema della sovraesposizione di sé online, che spesso nasce in famiglia e viene alimentata dalle influencer. Inoltre, scrivo delle babysitter digitali, apparentemente innocue ma con effetti terribili sui più piccoli. Passo, infine, a trattare dell’adescamento online, fenomeno che ancora oggi rappresenta un rischio reale per i più giovani e non necessariamente è a scopo sessuale.
Come abbiamo visto in precedenza, soprattutto nel quarto articolo di questa serie, la società digitale moderna, con particolare riferimento alle nuove generazioni, è affetta da esibizionismo online diffuso, emulazione acritica delle gesta altrui e ricerca spasmodica di approvazione e riconoscimento da parte di perfetti sconosciuti, invece che nella propria cerchia di frequentazioni.
La sovraesposizione online, oggi, inizia spesso dalla famiglia. Molti genitori pubblicano online immagini dei propri figli per soddisfare la loro ricerca di approvazione e riconoscimento, come ulteriore forma di gratificazione artificiale. È il cosiddetto “sharenting” (dalla crasi di share e parenting). In seguito al pessimo esempio fornito da tanti influencer (a partire dai Ferragnez), molti bambini finiscono online già durante la gravidanza con la pubblicazione della prima ecografia, subendo quindi una palese violazione del diritto fondamentale alla loro privacy ancora prima di venire al mondo (diverse cause legali vedono già oggi i figli contro i genitori per ottenere giustizia e risarcimento). Ho trattato questo delicato tema in una lezione presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Padova e ho contribuito alla stesura del testo “Diritto di Famiglia e Nuove Tecnologie” (Edizioni Scientifiche Italiane, 2022). Eppure, le sedicenti influencer e le tantissime emulatrici “vorrei ma non posso” difficilmente riescono a resistere alla tentazione di sfruttare tutto lo sfruttabile per ottenere follower, like e sponsorizzazioni, compresi i figli.
Così, moltissimi piccoli rappresentanti delle nuove generazioni nascono e crescono addestrati e abituati a stare davanti a una fotocamera ed essere esposti online, pertanto, il passaggio alla sovraesposizione di sé in adolescenza e in età adulta avviene in maniera del tutto naturale, mentre la grande maggioranza dei genitori ignora rischi e conseguenze sulla loro vita futura. Anche perché i genitori moderni sono sempre più assenti, spesso lavorano entrambi con orari sempre più ampi e in casa anche la loro attenzione viene catturata di frequente da smartphone, tablet e console di gioco. Non hanno competenza in materia di rischi cyber legati all’esperienza digitale, quindi, non sono in grado di trasferirla ai propri figli, che restano così privi delle mappe cognitive fondamentali per sapersi destreggiare fra i tanti rischi nell’era digitale moderna. Moltissimi vengono così lasciati soli a sperimentare le conseguenze delle loro azioni online con il pericoloso metodo “trial-and-error” (sbaglia e impara, metodo teorizzato da Edward Lee Thorndike) e con l’onnipresente rischio di incappare in incidenti di percorso, le cui conseguenze potrebbero essere devastanti per la loro reputazione pubblica e potrebbero non consentire alcuna possibilità di mitigazione.
Uno degli errori più comuni commessi dai genitori moderni è considerare i dispositivi digitali come delle babysitter affidabili. Quando il figlio diventa fastidioso o iperattivo e rischia di disturbare l’attività o la quiete dei genitori, la soluzione più rapida ed efficace è quella di piazzare fra le loro manine uno smartphone o un tablet con un videogioco o con YouTube. Una scena sempre più frequente al giorno d’oggi. Si ignora, però, che l’uso di social e videogiochi in età molto basse (2-6 anni) rende precoce e molto più invasivo il potenziamento delle aree cerebrali del sistema limbico (le stesse interessate dalla gratificazione artificiale e dalle dipendenze), aumentando sensibilmente il rischio di predisposizione ad abbracciare forme di dipendenza patologica in età adulta.
Inoltre, è bene sapere che all’interno di social media apparentemente innocui come YouTube si nascondono contenuti che sembrano adatti ai più piccoli ma sono in realtà pensati e sviluppati per generare in loro assuefazione, dipendenza e disagio psicologico (ne ho scritto qui). Ad esempio, molti bambini vengono lasciati per ore in balia di filmati molto lunghi nei quali due mani in primo piano aprono in sequenza ovetti di cioccolata o confezioni regalo di giocattoli per accedere alla sorpresa o al contenuto, pratica che sfrutta il meccanismo della ricompensa variabile e genera una terribile assuefazione nei cervelli dei più piccoli. Infatti, quando ne vengono privati, questi bambini si producono in scene di rabbia isterica tipiche dell’astinenza. La sollecitazione ripetuta e prolungata delle aree del sistema limbico interessate dalla dipendenza, soprattutto in cervelli non ancora formati e in pieno sviluppo, può metterne a serio rischio l’integrità psicologica in età adulta.
Altro rischio riguarda i bambini che vengono lasciati da soli a guardare cartoni animati su YouTube con i loro personaggi e supereroi preferiti (Topolino, Minnie, Spider-Man, Hulk, ecc.) che, però, si producono in azioni particolarmente negative ed efferate. L’esposizione a questi contenuti, contraddistinti da colori di base molto accesi e da musichette stridule e ripetitive che generano anche un marcato effetto ipnotico, sono fortemente traumatizzanti per i soggetti più piccoli ancora sprovvisti delle chiavi interpretative necessarie a decodificare determinate situazioni. Ad esempio, possono assistere a Topolino che mutila Minnie tagliandole le orecchie, a Elsa di Frozen che resta incinta dopo essere stata violentata, oppure a Spider-Man che commette una strage con armi automatiche. Questo fenomeno, nel complesso, prende il nome di ElsaGate (da Elsa di Frozen) ed è un vero e proprio trionfo di dissonanza cognitiva e assuefazione indotta in grado di generare un forte contraccolpo in termini di disagio psicologico importante e profondo, difficile da rimuovere, con conseguenze per lo sviluppo psicologico dei bambini anche a medio-lungo termine.
Con il crescere dell’età, anche la fase della preadolescenza è cruciale e rappresenta un rischio, soprattutto se i figli vengono lasciati a interagire in piena autonomia nel mondo digitale con altri soggetti senza alcuna forma di supervisione o controllo. Uno dei rischi più importanti è ancora oggi l’adescamento online, tipicamente perpetrato da criminali adulti che si spacciano per coetanei attraverso profili social abilmente artefatti. Non si faccia l’errore di considerarli pervertiti tendenzialmente ignoranti e poco intelligenti, mossi dal puro istinto sessuale: questi soggetti sono scaltri, preparati, con una forte competenza digitale e in grado di sfruttare le informazioni rese pubbliche dalla vittima stessa (foto, filmati, amicizie, idoli, passioni, spostamenti, frequentazioni, ecc.) per fare breccia nella sua cerchia di fiducia e indurla a instaurare una relazione esclusiva fino a ottenere la leva di ricatto. La tendenza dei giovani nativi digitali ad allargare il più possibile la propria cerchia di follower alla ricerca di una larga base di interazioni (commenti e like), la carenza di senso critico e l’innata ingenuità nell’interagire sui social, rendono alquanto agevole l’opera sotto copertura di questi cyber criminali.
La fiducia della vittima viene ottenuta, ad esempio, inviandole false immagini di nudità, in molti casi recuperate da canali di pedofilia su Internet, per ottenere in cambio altrettanti contenuti, stavolta reali, della vittima stessa. Una volta ottenute le immagini compromettenti, il processo entra nella fase di ricatto, con il predatore che minaccia la vittima di pubblicarle online qualora non si attenga alle disposizioni impartite. Da questa fase non c’è via d’uscita apparente, perché la vittima spesso non vede altra strada se non quella di sottostare a tutte le richieste del malintenzionato, che possono consistere nell’invio di ulteriori contenuti di nudità, oppure nella richiesta di incontro di persona.
L’incontro fisico può avvenire a scopo di molestie e violenza sessuale, ma anche per altri scopi: rapimento per estorsione, sfruttamento per spaccio, prostituzione minorile, pedofilia, tratta di esseri umani, traffico d’organi, procacciamento di cavie per esperimenti scientifici, arruolamento forzato nel crimine, adozioni illegali, controllo mentale, cannibalismo, sacrifici rituali e molto altro ancora. Qualora si pensi che la probabilità di adescamento sia bassissima, si consideri che ogni anno in Italia scompaiono circa 20mila minori, dei quali solo il 60% circa ritorna a casa, mentre oltre 7mila non vengono più ritrovati (dati Ministero dell’Interno). Sono oltre 250mila i bambini scomparsi in tutta Europa (dati Telefono Azzurro).
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Continua…